Three strike law: il caso Lopetegui potrebbe esonerare la dirigenza?
Il caso Lopetegui ha sostanzialmente tenuto in ostaggio i social sportivi sponda rossonera per almeno una buona settimana. Quello che sembrava essere un affare pronto a chiudersi, si è raffreddato all'improvviso dopo la reazione dei tifosi. Come ne esce la dirigenza del Milan?


Nel mondo del baseball tanto caro alla proprietà del Milan, esiste una sola e unica grande certezza: al terzo strike sei fuori.
Una regola semplice, al punto da essere utilizzata in campo giurisprudenziale in alcuni sistemi legali degli Stati Uniti, dove il pregiudicato che commette per tre volte lo stesso reato rischia l'ergastolo, ovvero la pena definitiva.
Il caso Lopetegui Il caso Lopetegui ha scatenato un grande putiferio nell’orbita Milan. Se la memoria non mi inganna, era da almeno un lustro che i tifosi rossoneri non insorgevano con tanta furia di fronte a una potenziale scelta del club. I commenti, le imbeccate e i riferimenti social contro l’arrivo dell’allenatore spagnolo, palesatisi in particolare con il trend hashtag #nopetegui, ha fatto il giro dell’intera Europa. Giornali internazionali ne hanno parlato, persino gli account di proprietà dell’allenatore sono stati letteralmente bombardati da commenti di tifosi furenti.
Tutto ciò sembra - non possiamo averne certezza - aver provocato enorme sorpresa, se non vero e proprio sconcerto, all’interno delle gerarchie del club di via Aldo Rossi, al punto da stoppare una decisione che sembrava essere definitivamente presa.
Tra sospiri di sollievo e rabbia che - sembra - per ora tornare sotto i livelli di guardia, la società sta comunque vivendo un periodo estremamente difficile. La dirigenza guidata da Furlani - in primis - è finita infatti sotto esame. C’è la sensazione che un ennesimo passo falso possa esserle fatale, almeno per quel che riguarda il rapporto con la tifoseria.
La vera domanda è: come valutare questa improvvisa frenata da parte dei dirigenti, sulla scelta di mettere Lopetegui come guida tecnica del prossimo anno?
Primo strike: Lopetegui nasce da una scelta tardiva
Al di là del fatto che il “pericolo” non sia del tutto scampato, sono in molti a sostenere come la frittata sia stata comunque fatta. Da una parte una società che pareva essere sul punto di prendere l’ennesima cantonata - almeno secondo il parere della tifoseria -, dall’altra il fatto che abbia deciso di recedere, “sotto ostaggio” della volontà dei propri sostenitori.
La tipica situazione insomma in cui come ti muovi, metti un piede in fallo. Ciò non nasce da una semplice antipatia nei confronti di questa società, ma forse dalla percezione di come la questione Lopetegui sia emersa da una gestione sconsiderata del problema panchina.
Provando a ricostruire la vicenda infatti, la scelta su Lopetegui pare essere figlia più di un clamoroso ritardo, che di una vera e propria convinzione tecnica. Perché il problema nasce a monte, ovvero in quella ferrea volontà dimostrata nel recente passato dalla dirigenza di voler mantenere Pioli sulla panchina sino al termine del contratto. Primo strike.
Concedere al tecnico di Parma di giungere a scadenza naturale, ovvero a giugno 2025, avrebbe infatti tolto le castagne dal fuoco alla dirigenza, soprattutto dal punto di vista economico. Nonostante le avvisaglie che il suo ciclo fosse finito da tempo, i buoni risultati del primo trimestre 2024 avevano portato i piani alti di Casa Milan a credere come Pioli avrebbe resistito ancora una stagione.
Europa League e serie negativa nei derby hanno accesso il furore di piazza - e forse anche qualche fuocherello dentro lo spogliatoio -, il che ha dato ha rotto i placidi sogni di serenità in cui si era immersa la dirigenza. Cambio di rotta dunque, ma verso quale direzione?
Secondo strike: preferire la semplicità alla sostanza
Purtroppo la sveglia è arrivata troppo tardi. Cominciare a muoversi per l'allenatore ad aprile inoltrato significa lottare prima di tutto contro il tempo.
In quel famoso identikit pubblicato da tutti i giornali, il profilo di allenatore giovane, bravo con le promesse e pronto a scelte collegiali, che la dirigenza del Milan tanto agognerebbe, disegna quasi perfettamente la figura di Thiago Motta. Peccato che, nel momento in cui Furlani e i suoi colleghi hanno cominciato a guardarsi attorno, il perfetto candidato si era già promesso ad altri.
Su chi vertere allora? Essendo che la decisione doveva essere presa in fretta e, possibilmente, evitando sanguinose trattative, Lopetegui è apparsa l'unica scelta plausibile. Con lui c'erano già stati dei contatti durante l'inverno. Colloqui che avevano fatto emergere un perfetto allineamento con la società, al punto da tenerlo caldo come piano B, nel caso a inizio gennaio Pioli avesse continuato con la serie di risultati negativi.
Grazie invece al buon periodo emerso nel primo trimestre del 2024, i contatti col tecnico spagnolo sono finiti in ghiacciaia, per poi tirarli fuori nel momento in cui le cose sono tornate a farsi difficili e probabilmente irrecuperabili.
Una scelta che deve essere apparsa semplice e logica nella testa della dirigenza, con la piccola dimenticanza che dovevano fare prima i conti con la tifoseria. Secondo strike.
La rivolta di piazza - la peggiore degli ultimi dieci anni almeno in Casa Milan - è stato un gancio nello stomaco della società. Quel colpo che, pugilisticamente parlando, di solito anticipa quello proprio sotto la mascella e ti spedisce al tappeto. Le minacce di abbandono dello stadio sono corrisposte a un segnale d'allarme, per il quale proprietà e dirigenza si sono sentite di dover tirare il freno d'emergenza.
A quel punto però - per l'ennesima volta - era già troppo tardi. Troppo tardi in quanto la tifoseria ha cominciato a scollarsi definitivamente dalle scelte della dirigenza, con un impeto che avrebbe lasciato spiazzati gli addetti ai lavori.
Si torna indietro dunque, ma per quale ragione: per scelta tecnica? Perché in realtà le voci su Lopetegui erano solo fantasie editoriali? Oppure perché la dirigenza si è sentita "sotto ostaggio" della piazza?
Terzo strike...?
Diciamocelo: una società che prende scelte seguendo gli umor di popolo non ci fa una bella figura. Certo, la sostanza deve sempre vincere sulla forma. Se una scelta è giusta, poco importa il perché lo si prenda... ma è veramente così?
Il Milan a trazione Elliot prima, RedBird dopo, ha sempre fatto della programmazione il suo marchio di fabbrica. Ebbene, nella questione Lopetegui, per come è nata, si è sviluppata ed è - forse? - decaduta, di programmazione si vede ben poco.
Questo mette la società e la dirigenza in una situazione quantomeno spinosa. Tutti i bonus che erano loro disponibili sono andati a consumarsi alla velocità della luce. Ogni minimo errore, da adesso in poi, avrà il peso specifico del piombo immerso in acqua. In altre parole: da adesso è vietato sbagliare.
Che le decisioni si prenderanno per vera volontà tecnica, o per timore della tifoseria, ora deve passare in secondo piano. L'importante è che si decida bene e in fretta, a partire da chi siederà sulla panchina rossonera l'anno prossimo.
Se Antonio Conte risulterà essere l'utopia che sembra - nonostante sia disponibile e pare avere il Milan nei suoi pensieri - le scelte fattibili si riducono al minimo. Il nome più papabile, ancora una volta, pare essere quello di Thiago Motta, ma si tratterà di una decisione dove il potere contrattuale del Milan è nettamente inferiore a quello della Juve. Se infatti quest'ultima dovesse decidere di continuare con Allegri - più per motivi economici che tecnici - allora è probabile che la dirigenza avrà una strada aperta verso il tecnico oggi in forza al Bologna. Se però così non dovesse andare, dove si volgerebbe lo sguardo di Casa Milan?
Di tutti i nomi che sono girati, solo quello di De Zerbi pare scaldare i cuori di parte della tifoseria, ma ci sono delle controindicazioni: sul tecnico pesa una gravosa clausola rescissoria per liberarlo dal Brighton; il suo modulo tattico è simile a quello di Pioli, dove la difesa è lasciata a sé stessa. Sarri rimane molto defilato e pare non accontentare tutte le voci in causa.
Comunque sia, non rimane più molto tempo. Se anche l'opzione Motta dovesse tramontare o trasformarsi in una trattativa lunga e sanguinosa, paradossalmente l'unica scelta reale e più rapida sulla piazza corrisponderebbe proprio con la candidatura del tecnico leccese, Antonio Conte. Possibile? Tutto lo è a questo mondo, ma comunque molto improbabile.
Improbabile in quanto Conte è un allenatore oneroso come stipendio e come richieste di mercato. Improbabile perché, per come si è evoluta la situazione, ritrarrebbe una dirigenza costretta ad accontentare la tifoseria, perché sottomessa alle minacce di quest'ultima. Improbabile in quanto la prossima stagione tutti gli onori passerebbero per la panchina e gli oneri per la dirigenza.
Se però queste condizioni dovessero palesarsi, se Thiago Motta dovesse andare alla Juventus e Conte magari al Napoli perché snobbato dal Milan, si giungerebbe probabilmente infine a quel terzo strike per la proprietà e la dirigenza. Una condizione che porterebbe a cominciare la prossima stagione sotto il peggiore degli auspici: con un tecnico - chiunque sia - sfiduciato in partenza e un progetto tecnico ancora tutto da disegnare.
E si che, quando RedBird si era palesata sul piatto del battitore, tutte le basi erano occupate e le probabilità di andare a punto erano molto alte.
C'è ancora però la possibilità di recuperare... speriamo.
Un abbraccio.