GAME OVER Milan: il miglior modo per cominciare...
Primissimo articolo di questo blog a tinte rossonere, forgiato direttamente dalle fiamme dell'inferno milanista. Si parte direttamente dal fondo, dal momento peggiore del Milan da almeno cinque anni a questa parte. Una sola domanda: come ripartire?
GAME OVER MILAN! Miglior modo di cominciare questa avventura editoriale a colori rossoneri non ci poteva essere, ne convenite?
Partire quando non c'è altro da fare che risalire una china irta... tremendamente irta, ai limiti dell'impossibilità. Ma tant'è, al Diavolo le imprese sono sempre piaciute e di certo non è uno che si tira indietro. Se non lo so dire io, che sono il suo analista...
Game Over Pioli
Scherzi a parte, torniamo al tema centrale di questa prima riflessione direttamente dall'inferno: GAME OVER!
Game Over senza dubbio per Mr. Stefano Pioli il quale, possiamo dirlo, è stato bocciato in PRIMO GRADO, portandosi a casa un disonorevole quinto posto sul campo - fresco di scudetto, sottolineiamo -, in APPELLO uscendo dalla corsa scudetto prima ancora di mangiare il panettone, infine in CASSAZIONE con la tremenda umiliazione del sesto derby perso di fila.
GAME OVER Pioli dunque - Giorgio Furlani permettendo, e ci arriviamo tra poco -, con la panchina del Milan che tornerà a essere vacante dopo quasi cinque anni di fissa permanenza del trainer parmense.
Come valutare il tecnico del Milan, giunto al termine del suo percorso rossonero? Le voci si dividono tra strenui difensori - ben pochi - e inferociti detrattori - decisamente, la maggioranza -; e noi, dove ci poniamo?
Volendo seguire un percorso analitico, possiamo dire che il "periodo Pioli" ha vissuto due macro-epoche ben differenti che, quantomeno, dovrebbero essere considerate e valutate globalmente.
Nel suo primo periodo, che con un po' di benevolenza faremmo partire da quella tremenda debacle casalinga contro l'Atalanta agli antipodi dell'epoca COVID, di certo il buon Pioli ha avuto un ruolo di primo piano in quella che si può identificare come un periodo di crescita costante. Un Milan distrutto, proveniente da stagioni decisamente altalenanti, con rose sparute dove il talento pesava quanto una piuma, cominciava a correre, a inanellare risultati convincenti uno dopo l'altro.
Un periodo quello che vide passare Pioli dal riportare il Milan in Champions League dopo più di un lustro, per poi culminare con un insperato - e a dir poco incredibile - Scudetto dopo un decennio, la stagione subito successiva.
Era quello il famoso periodo del Pioli is on Fire - divenuto tanto inviso al povero Bob Sinclair, perseguitato dal famoso coro in ogni suo concerto -, che infervorava social, piazze e curve.
Appare dunque quasi incredibile come si sia passati, nel giro di appena due stagioni, dall'hashtag #Pioliisonfire al tanto vituperato #Pioliout o, come vorrebbe madame ironia, al #PIOLIISFIRED, "PIOLI LICENZIATO". Com'è potuto accadere? Ed è qui che andiamo ad analizzare rapidamente questo secondo macro-periodo dell'era Pioliana.
Inutile raccontarsi tante storie: già a partire dalla stagione successiva a quella dello scudetto, lo zampino di Pioli - questa volta in negativo - cominciò a sentirsi fortemente all'interno di molte partite. Cominciando con un prodromo profetico di quella tendenza agli infortuni muscolari, diventata eclatante nella stagione in corso, per poi giungere a quelle formazioni pesantemente rivedute - dove si arrischiava a cambiare fino a sette giocatori tra i titolari - e che ci portavano a perdere punti sanguinolenti. Se la memoria vi aiuta, sto parlando dei famosi pareggi con la Cremonese, la disfatta con lo Spezia, i punti strappati con le unghie e con i denti a squadre decisamente inferiori sia nella classifica, quanto nella tecnica. Insomma, decisioni pesanti di cui non si può che incolpare proprio il tecnico rossonero, così come una percepibile incapacità nel saper preparare le partite più importanti, tra cui le stracittadine di cui oggi gode il record negativo di sei sconfitte consecutive.
Messe insieme le due visioni, dunque, come potremmo valutarlo? Come si dice spesso in questi casi, come uno che non è né carne né pesce. Uno che non si potrebbe definire come un allenatore scarso - anche se con un po' di fortuna, ha pur sempre uno scudetto tatuato sul braccio -, ma di certo nemmeno come un allenatore forte e, senza alcun dubbio, in grado di trascinare il Milan a nuove vittorie.
Spiace più che altro per il tecnico parmense perché, alla fine, in quella che si potrebbe definire come la stagione delle UMILIAZIONI - l'attuale - i risultati negativi inanellati portano decisamente in secondo piano il primo e più roseo periodo della sua permanenza al Milan.
Game Over Furlani... ?
Ovviamente quando le cose vanno male non si può, non si deve, e non è giusto, dare le colpe solamente a una persona.
Per carità, in questo tracollo emotivo e tecnico della nostra tanto amata rosa, personalmente addito l'allenatore come principale responsabile. Tuttavia, dietro a Pioli c'è sempre stato qualcuno intento a difenderlo e - lo vogliamo dire? - anche a sponsorizzarlo alle altre compagini societarie.
Inutile dire - c'è tanto di titoletto - che stiamo parlando proprio di lui, del nostro amministratore delegato dell'era RedBird, Giorgio Furlani. Ora, che un dirigente si prodighi a difendere il proprio allenatore quando le cose vanno male, personalmente non la vedo come una cosa sbagliata, anzi. Non ho infatti mai trovato sensatezza in quelle proprietà subito pronte a sputare sentenze contro allenatori e staff tecnici, quantomeno non a portata di telecamera. Atteggiamento questo che ha sempre e solo generato - più in altri lidi che nel nostro, fortunatamente - destabilizzazione e inutili acredini.
È pur sempre vero però che, se è giusto evitare di mostrare in bella vista i propri panni sporchi, ciò non significa come quando ci sia un problema, questo non debba essere affrontato in maniera seria e diretta. Che cosa intendo, è presto detto.
Delle fratture nella gestione Pioli ne avemmo i primi segnali non nella stagione vigente, bensì in quella precedente. Quando infatti il Milan chiudeva con un tremendo quinto posto " conquistato" sul campo che, al netto dei problemi legali juventini, ci avrebbe portato fuori dalla Champions, qualcuno si era infatti accorto che qualcosa non andava. Non è infatti segreto come Paolo Maldini, all'epoca ancora dirigente rossonero, avesse preso la decisione di esonerare Pioli anzitempo, dopo essersi consultato con Massara. Sappiamo tutti com'è andata a finire: con la riconferma di Pioli, mai veramente messo in discussione in tale frangente, e con il licenziamento di Maldini e di Massara. Un primo momento quello in cui si poteva vedere come il nuovo corso RedBird andava sposando la linea Furlani, rivelatasi poi lentamente, nel corso dei mesi successivi.
Una linea notoriamente aziendalista - è l'amministratore delegato, d'altronde - quella di Giorgio Furlani. Una visione che vuole come tutti remino nella medesima direzione, che ha invisi le defezioni e soprattutto i personalismi. Una visione di equilibrio insomma, che mette al primo posto il raggiungimento di obiettivi minimi - leggasi quarto posto -, disinnescando il più possibile ambizioni e sogni di piazza. Una scelta che si può condividere, molto anglosassone se mi passate il termine, ma che difficilmente si allinea nel contesto quale è la dimensione calcistica italiana.
Sia chiaro - e partano pure gli insulti - per deformazione professionale trovo un grande valore nell'equilibrio economico-finanziario. Conti a posto in azienda significa avere capacità persistente d'investimento. Tuttavia il calcio è "un settore sui generis". La buona riuscita con sponsor, tv e merchandising degli ultimi anni proviene anche dall'affetto e dal riconoscimento ottenuto da parte della tifoseria. Vorrei infatti ricordare che è da due stagioni che San Siro chiude sempre - o quasi - con il soldout al botteghino. E sponsor, TV e merchandising si muovono spesso in linea con l'affezione della tifoseria: più i tifosi seguono, più sono desiderosi di spendere, più è sensato foraggiare una società con la propria sponsorizzazione. Che cosa accade quando invece vi è disaffezione o, peggio ancora, fuga dallo stadio? Questa domanda, uno attento come Furlani dovrebbe porsela. La difesa strenua di Pioli e della sua posizione, sino ad oggi, è stata "perdonata", sopportata potremmo dire, dalla tifoseria, ma sembra che questo atteggiamento stia cambiando radicalmente e culminerà con un rifiuto netto nel prossimo futuro.
Media, giornali e social sostengono ora come Furlani vorrebbe continuare con la linea dell'equilibrio anche con il nuovo candidato alla panchina. Un rischio non da poco, se me lo concedete. Perché, facciamola semplice, come la prenderemmo noi tifosi di fronte a un incarico affidato a un Lopetegui, a un Gallardo, o a un altro nome simile? Veramente si pensa che la corsa agli abbonamenti continuerebbe imperterrita come nelle ultime due stagioni, non subendo piuttosto un improvviso e comprensibile rallentamento? Non sarebbe invece l'ennesima mossa "azzardata" del nostro amministratore delegato che, dopo la difesa inveterata del trainer di Parma, potrebbe condurlo a un secondo GAME OVER - il suo - dopo quello che a breve subirà il suo protetto?
Ricordiamoci infatti che la società del Diavolo è a trazione americana e, in America, quando le cose vanno male, le teste cadono...
Game Over Cardinale... insert coin!
E infine giungiamo a occuparci anche di lui, il vero cruccio del Diavolo - per come me la racconta sul lettino dell'analista - e grande "bersaglio" della tifoseria nell'ultimo periodo: Gerry Cardinale.
Erede della rosea gestione Elliot, il caro Gerry sembra aver creduto di poter vivere di rendita nel momento in cui ha deciso di comprare il Milan dalle mani dei Singer. Tempo due stagioni - con l'aggravante che erano quelle che seguivano direttamente lo scudetto - e il parere suo, ma soprattutto dei tifosi, è cambiato radicalmente. Le cose non vanno per nulla bene, l'appeal è in crollo totale e le vie d'uscita da una situazione alquanto scabrosa si riducono giorno dopo giorno.
Sebbene si fosse dimostrato anche lui irritato dalla situazione in cui il Milan si era infilato durante il periodo invernale, le mere parole non si sono poi tramutate in azioni concrete. Una semplice nomina del buon Zlatan Ibrahimovic all'interno della sua squadra - che ad oggi appare più una semplice azione di marketing - e niente altro. Pioli è rimasto al suo posto. Furlani pure. Stop.
All'indomani del derby che ha consegnato la seconda stella agli acerrimi rivali, Cardinale è ripartito nel silenzio, non rilasciando alcuna vera dichiarazione in merito alla questione in essere, ovvero il successore di Pioli, quasi si tratti di un argomento di secondaria importanza. Eppure, sulla falsa riga di quanto scritto per Furlani, la proprietà non ha molto per cui dormire sonni tranquilli. A distanza di un anno infatti, Cardinale dovrà rimborsare il tanto vituperato Vendor Loan - leggasi prestito ponte - concessogli da Elliot nel corso dell'acquisto della società. Stiamo parlando di ben 560 milioni che, al lordo degli interessi, diventeranno circa 665. Non proprio una cifretta da nulla, la quale Cardinale pensava di poter rimborsare con un po' più di facilità, andandola a reperire tra piccoli investitori interessati ad entrare nel Milan, senza cedere la maggioranza. Come sappiamo, le cose si sono dimostrate molto più complesse del previsto e - aggiungendo il danno alla beffa - in un periodo piuttosto florido e di fiducia che vigeva attorno alla società. E ora che le cose si fanno molto più difficili? Se la tanto annunciata disaffezione dei tifosi nei confronti del Milan dovesse concretizzarsi - magari con un Lopetegui in panchina - quante strade rimarrebbero a Cardinale per rimborsare il suo debito?
È chiaro, parlare di un GAME OVER anche per Cardinale è quanto meno esagerato - anche perché comanda lui -, ma se la situazione non dovesse cambiare in maniera aggressiva e repentina, ogni scenario potrebbe diventare plausibile, compreso - anche se improbabile - quello che vedrebbe un clamoroso ritorno di Elliot in capo al Milan. E, a dirla tutta, il buon Diavolo mi ha confidato quasi di sperarci...
Un abbraccio dal vostro analista.
FROM HELL

