Conte al Milan: Ibra alza la voce! Cosa c'è di vero?

Rumors e voci di corridoio dicono che Ibra sia pronto a lasciare il progetto Milan, se Cardinale non assegnerà l'incarico di allenatore ad Antonio Conte. Cosa c'è di vero?

Igor Zardoni

4/25/20247 min read

antonio_conte_milan
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Conte al Milan come prossimo allenatore! Per settimane - anzi, mesi - è stato un vero proprio tormentone almeno in quel della Curva Sud. Pista andata poi col raffreddarsi, sino a divenire un prematuro rimpianto per la tifoseria rossonera, un'inattesa voce di corridoio pare aver riattizzato le speranze, e questo a seguito di un'indiscrezione destabilizzante.

Zlatan Ibrahimovic, ancora fresco di nomina come advisor tecnico di RedBird, sarebbe pronto a mollare tutto se Cardinale non dovesse almeno prendere in considerazione di assegnare ad Antonio Conte l'incarico di allenatore del Milan.

Per ora pare trattarsi solo di un rumor, ma che potrebbe prendere sempre più consistenza, ora dopo ora, senza una secca smentita da parte del diretto interessato. Dove sta però la verità? Nessuno può dircelo con certezza, ma con un po' di logica analitica forse ci possiamo avvicinare.

Conte: un allenatore (NON) da Milan

È stato detto, ripetuto e rilanciato da ogni quotidiano nazionale dedito allo sport: Conte NON è, e non sarà mai, sulla lista dei papabili alla panchina rossonera dell'attuale amministratore delegato del Milan, Giorgio Furlani.

Le motivazioni di un simile atteggiamento potrebbero essere molteplici. Quella palesata dal suo medesimo fautore, il nostro AD, è che uno come Conte non è in linea con la visione di equilibrio e rigore di bilancio perseguita dalla società. Chiede uno stipendio che - anche se questi dovesse decidere di rinunciare a qualcosa - andrebbe ben oltre i limiti d'ingaggio che la società si è imposta. Per non parlare poi delle sue pretese riguardo a mercato e composizione della rosa, totalmente agli antipodi rispetto alla volontà di far crescere giovani di prospettiva e, peggio ancora, promesse alla moneyball. Aspetti questi ritenuti sufficienti dalla società - e in particolare dal suo primus inter pares -, al punto di escludere l'allenatore leccese dal novero delle scelte plausibili.

C'è dell'altro?
Si tratterà solo di un'opinione personale, ma dietro questo netto rifiuto ad assegnare la squadra a un nome tanto altisonante come quello di Antonio Conte ci vedo un qualcosa di più... personalistico. Dichiarazione di nemmeno qualche settimana fa, Giorgio Furlani si rivolgeva così nei confronti dell'attuale - e dimissionario - Stefano Pioli.

"È una persona squisita, con la quale si lavora molto bene e posso dire che siamo fortunati a lavorare con lui."

Una frase semplice, magari anche di circostanza, ma che potrebbe rivelare come l'aspetto personale dell'allenatore - si legga, gestibilità - sia estremamente importante per Furlani, se non per la dirigenza intera. Non una singola parola sulle capacità tecniche, né tanto meno sui risultati. Ovvio, si tratta solo di una congettura, ma la percezione che l'aspetto comportamentale del prossimo tecnico sia quasi più importante dei punti stessi è molto forte.

Il carattere di Conte

E che Conte non abbia un carattere facile da gestire, lo sanno tutti. Lo sanno gli Agnelli, ma soprattutto lo sa Giuseppe Marotta che lo ha avuto sotto di sé sia alla Juventus, che all'Inter. Tutti, in casa nerazzurra, si ricorderanno infatti di quelle parole dette a caldo, non appena l'Inter vinceva lo scudetto a trazione contiana. Che nessuno della dirigenza si azzardi a salire sul carro del vincitore.

Parole che - forse, dobbiamo dargli il beneficio del dubbio - non sarebbero facili da digerire per un Furlani. Un Furlani che, mi arrischio a dire, ha bruciato molti dei suoi bonus, delle sue extra life, in queste due stagioni alla guida del Milan, se non con Cardinale - anche se qualche dubbio mi viene - di certo con la tifoseria.

Che cosa potrebbe accadere infatti di fronte a un clamoroso scudetto, o qualsiasi altro trofeo rossonero, targato Conte. A chi andrebbe il merito? Ed è forse per questo che, al di là delle belle parole riguardo a bilancio e rigore, l'attuale dirigenza milanista cerca di tenere il più distante possibile dalla panchina rossonera il tecnico nativo di Lecce.

Ok, ma che cosa pensa Zlatan Ibrahimovic? Che cosa ne pensa colui che, secondo le parole del medesimo patron del Milan, Gerry Cardinale, è il detentore di una sorta potere assoluto in quel di Casa Milan nonostante, di fatto, non sia presente nemmeno nell'organigramma?

Il carattere di Ibra

Tra Ibra e Conte, si è vociferato, ci sarebbero stati almeno due incontri a Montecarlo, durante le prime settimane del 2024. Si è detto molto in merito a questi colloqui mai direttamente ripresi dai giornali. Si è affermato che Ibra non avrebbe avuto bisogno di dover convincere il tecnico ex Juve e Inter, in quanto nella sua testa vi era già la ferma volontà di mettersi alla guida della compagine rossonera.

Una pista che sembrava essere molto viva sino ai primordi di marzo, quando poi qualcosa ha sembrato raffreddare l'avvicinamento tra il Milan ed Antonio Conte. Più che i buoni risultati ottenuti in quei mesi da Pioli, pare che sia stato invece l'affossata trattativa tra RedBird e un fondo arabo per la vendita della minoranza societaria. Vendita che - secondo i meglio informati - avrebbe portato all'addio di Furlani, che molti vedono come una sorta di garante di Elliot, dato il suo passato professionale.

Indagine della procura da una parte e - forse - richieste di Cardinale ritenute troppo esose dall'altra, la trattativa avrebbe subito un'importante frenata, se non uno stop definitivo. Risultato: Furlani rimane in sella e il suo potere - almeno nominale - intonso. I risultati cominciano allora a far pensare come Pioli possa persino rimanere, sino a che non si arriva nelle due settimane horror in cui la squadra esce dall'Europa League e perde il suo sesto derby di fila.

A crisi riaperta e con l'uscita ormai certa di Pioli, il discorso allenatore torna in auge e, ovviamente, portandosi con sé il nome di Conte. Idea per molti data già lontana dalla realtà sin dalle primissime ore, se non fosse proprio per la presenza di Zlatan e dei suoi fantomatici pre-accordi avuti proprio con lo stesso allenatore.

Un carattere, quello di Ibra, molto vicino in molti aspetti a quello di Conte. Integerrimo, deciso, forse persino supponente. Uno insomma che non si lascia mettere sotto tanto facilmente e che, di certo, non ama per nulla essere messo ai margini. Al di là di ciò però, anche un uomo che sa riflettere e sa quando è bene parlare, così come è quando è bene tacere. Ed è proprio quando non parla che Ibra fa più rumore.

Perché, laddove molti - compreso il sottoscritto - hanno visto in questo ritorno dello svedese più una mossa di marketing che un qualcosa di concreto, altri invece sostengono come ci sia sempre stato un fondo di genuina volontà, da parte di Cardinale, di dare una sterzata alla situazione. Tesi, quest'ultima, che ha visto guadagnare qualche timido sostenitore in più, proprio in queste ore.

Conte e Ibra: un duo esplosivo

Senza alcun dubbio, se mai Conte dovesse realmente venire al Milan, non ci sarebbe organigramma in grado di tenere. In lui la tifoseria vedrebbe l'unica vera speranza di rinascita e, nel caso le attese venissero rispettate, a goderne sarebbe senza alcun dubbio l'allenatore stesso, così come il suo grande - e unico - sponsor, Ibrahimovic.

Un'opportunità che un personaggio - e un aspirante imprenditore/manager - come Ibra non si lascerebbe scappare per nulla al mondo. Egli infatti non ha mai nascosto le sue mire per il mondo del business, un tempo palesatesi nell'acquisto di quote dell'Hammarby Football Club in patria. Certo che farlo attraverso un club svedese quasi sconosciuto in Europa è una cosa. Farlo invece in un blasone storico e ultra-titolato come il Milan avrebbe invece un sapore - e una propulsione per la sua carriera - decisamente diverso.

Ovviamente ciò avrebbe degli effetti collaterali sull'attuale gestione rossonera, in quanto Furlani e Moncada si ritroverebbero - volenti o nolenti - messi ai margini. Come dicevo infatti qualche paragrafo sopra, Furlani è un uomo che è stato messo lì anche a garanzia del grande creditore Elliot. Una estrema revisione del suo ruolo, anche senza un reale ritocco di forma all'organigramma, potrebbe essere vista come una presa di posizione da parte di Cardinale. Una sorta di ribilanciamento delle forze messe in campo, dando più spazio alla sua di squadra, piuttosto che a quella ereditata dalla gestione precedente.

Se è vero però quello che si va dicendo, Ibrahimovic sembra aver calato il carico in questa faccenda. Se Conte non dovesse approdare al Milan - o quanto meno fare qualche tentativo per portarlo sulla panchina rossonera - lui potrebbe rassegnare le sue immediate dimissioni. Una cosa da niente? Insomma... la platea sente di aver ricevuto sin troppe delusioni nell'ultimo periodo e vedere andarsene uno come Ibrahimovic di certo non sanerebbe la frattura con la società.

Conte al Milan: quante probabilità ci sono?

Dato quasi per impossibile sino a qualche giorno fa, se la minaccia di Ibra dovesse essere concreta, l'arrivo di Conte potrebbe quantomeno vedere aumentare le proprie quotazioni di riuscita. L'unica cosa certa è che, comunque vada a finire questa faccenda, a Casa Milan si sentiranno ancora degli scossoni.

Da una parte, il suo arrivo potrebbe sancire un lieto riavvicinamento della tifoseria alla società, facendo partire la prossima stagione ancora una volta in un clima quantomeno di fiducia. Dall'altra, la dirigenza vedrebbe il proprio potere depotenziato, rilanciando invece quello dell'ex fuoriclasse svedese. In tal caso, per Cardinale ci sarebbe da risolvere un ennesimo grattacapo, ovvero quello di scegliere se mantenere comunque Furlani per non indispettire troppo Elliot, oppure cambiare tutto e sperare che la prossima sia la stagione del definitivo rilancio.

Se invece le cose dovessero andare diversamente, le richieste di Ibra finissero con l'essere rigettate a favore della linea Furlani, molto probabilmente Zlatan farebbe le valige prima ancora di averle realmente disfatte. Per la tifoseria significherebbe l'ennesimo schiaffo morale, nonché la dimostrazione che le ambizioni di queste società dovrebbero essere riviste tremendamente al ribasso, il che non gioverebbe per nulla alla corsa per i rinnovi degli abbonamenti. Di certo si tratterebbe di una personale vittoria - la prima - per l'attuale amministratore delegato, il quale però sarebbe ritenuto primo e più colpevole responsabile di un'eventuale altra stagione senza trofei.

A dirla tutta, sia l'una che l'altra ipotesi sono estremamente realistiche, dunque non mi sbilancerei troppo fermandomi invece a sostenere come vi siano pari possibilità di vedere Antonio Conte sulla panchina del Milan. Di certo, se me lo avessero chiesto solo una settimana fa, l'avrei reputata come mera fantascienza, dunque c'è da stare un po' più allegri.

Un abbraccio.
FROM HELL